Il 23 maggio si celebra la Giornata Mondiale delle Tartarughe, istituita per sensibilizzare sul pericolo di estinzione di numerose testuggini.
Le tartarughe, infatti, sono tra le specie animali più antiche: esistono da 200 milioni di anni, ma stanno rapidamente scomparendo per colpa dell’inquinamento ambientale e del riscaldamento climatico.
I più colpiti sono gli esemplari marini, perché è nei mari e negli oceani che finiscono più di 10 milioni di tonnellate di plastica in cui le tartarughe si impigliano o che mangiano scambiandole per alghe. Si calcola che quasi il 70% delle varietà d’acqua sia in pericolo di estinzione, ma altrettante tartarughe terrestri corrono lo stesso pericolo.
I pericoli che minacciano le nostre tartarughe
Conoscere le minacce d’estinzione ci aiuta a proteggere e aiutare – per quanto possibile – questi rettili così leggendari. La maggior parte sono azioni dirette mosse dal genere umano, come la pesca, la caccia e il bracconaggio.
Ci sono poi pericoli più indiretti, ma di forte impatto, come l’aumento del livello del mare. Questo fenomeno, infatti, comporta a perdita di spiagge e cioè degli habitat ideali per la nidificazione delle tartarughe. Inoltre, il riscaldamento globale fa aumentare la temperatura del suolo e se la sabbia è troppo calda:
- Si blocca lo sviluppo delle uova e viene compromesso il nido;
- Nascono più esemplari femmine, col risultato di alterare gli equilibri della specie.
La plastica, nemico più agguerrito delle tartarughe
L’altissima presenza di plastica in mare aumenta esponenzialmente il rischio estinzione delle tartarughe. Un gruppo di studiosi dell’Università di Bologna ha trovato detriti plastici nei 45 esemplari ricoverati all’Ospedale delle Tartarughe di Riccione: un segnale dell’alto livello di materiali inquinanti presenti nelle acque dell’Adriatico.
Ma perché le tartarughe sono attratte dalla plastica così tanto da mangiarla?
Una domanda legittima da porsi, dal momento che questi animali hanno oltre 200 milioni di anni d’esperienza sul pianeta terra. Un primo studio aveva ipotizzato la somiglianza dei sacchetti con le meduse, preda preferita di molte tartarughe. Tuttavia, molte vengono trovate intrappolate in altri oggetti e quindi l’ipotesi non regge.
Una ricerca recente sembrerebbe averne individuato la causa nell’odore emanato dalla plastica. Questa, infatti, stando a lungo in mare viene ricoperta di alghe e microorganismi incrostanti che le conferiscono un odore simile al cibo.
Come aiutare le tartarughe, sia libere che in cattività?
Esistono alcune buone abitudini amiche delle tartarughe. In particolare:
- Non raccogliere le tartarughe dal loro habitat.
- Se si trova una tartaruga ferita, avvertire il Corpo Forestale dello Stato.
- Prima di adottare una tartaruga, studiare i suoi bisogni.
- Limitare l’uso di plastica usa e getta e, soprattutto, riciclarla e differenziarla correttamente.
A scuola e a casa è importante ricordarsi che le nostre azioni a terra hanno conseguenze anche in mare, dove vive buona parte delle amiche tartarughe. Educare al rispetto di tutti gli animali, compresi i rettili, e dell’ambiente è fondamentale per garantire un futuro anche alle testuggini.
A questo proposito, il Professor Parmalat ha preparato un esperimento sulla plastica che ci racconta la sostenibilità. Guarda il video.